.: SINOSSI :.
Ruth è una ragazza madre che vive in una città tenuta, come molte altre, sotto scacco da due forze che ne regolano ogni aspetto: una è il Go, l’ente governativo che gestisce la produttività degli abitanti; l’altra, ben più subdola, è la Jester, ovvero la società che si occupa del marketing e della promozione dei prodotti. Se bisogna produrre, bisogna infatti consumare, e chiunque lo fa ormai ciecamente. Ruth è una lavoratrice speciale, un’addetta alla fornitura di organico. La Nuova Banconota, denaro ma al tempo stesso prodotto, è infatti realizzata a partire da residui organici umani. Mentre assistiamo alla lenta discesa di Ruth e al suo annullamento come individuo, Laura Marinelli ci racconta a margine quali altre vite si sono esaurite a causa di burocrazie kafkiane e mercificazione infinita. La distopia di Marinelli è una distopia biocapitalista: quando non resta altro da sfruttare, si cominciano a corrodere i corpi e le identità stesse.
.: IL NOSTRO GIUDIZIO :.
Organica è uno di quei libri di cui è difficile scrivere una recensione: in sole duecento pagine riesce a dare tantissimo al lettore e le riflessioni che scaturiscono dalla lettura toccano temi pesanti come la parità di genere, lo sfruttamento del corpo della donna e gli eccessi che possono derivare da un disumanizzato uso della pubblicità e del denaro.
Il romanzo segue la vita di Ruth, una ragazza madre che per sopravvivere è letteralmente obbligata a vendere ogni parte di sé. Ruth non ha quasi più le unghie, non ha più capelli o sopracciglia perché quello che consegna settimanalmente agli enti governativi in cambio della paga è il proprio organico che servirà per creare una speciale filigrana che renderà il denaro infalsificabile.
La trama, sebbene copra un’arco di tempo brevissimo, è tutt’altro che semplice. Sebbene il lettore si trovi a vivere solo per poche ore la vita di Ruth, quella che Marinelli racconta è una distopia ben delineata. Nel mondo di Ruth è la pubblicità a governare i desideri delle persone che si lasciano assorbire dai colori e dalle vite perfette che i pubblicisti costruiscono dietro lo schermo.
Tutti, anche coloro che non pensano di poter essere influenzati, sono schiavi di questo sistema e vengono portati a fare scelte che il lettore percepisce come assurde, vane e deleterie ma che risultano perfettamente logiche una volta inserite nel contesto di Organica.
Questa è la migliore qualità della scrittura di Marinelli: seguendo i suoi ragionamenti ed entrando a pieno nel suo mondo, il lettore può anche rimanere spiazzato dalla crudeltà e dalla freddezza che animano questo libro ma non ne è mai totalmente sorpreso. Davanti a certi orrori, come ad esempio il fatto che a sessant’anni si venga considerati socialmente inutili e quindi mandati in “pensione” forzata in una maniera a dir poco macabra, il lettore riesce comunque a capire quale sia la logica e ne rimane disturbato.
E questa è la seconda forza di questo romanzo: più l’autrice ci fa capire come funziona il mondo che descrive, più ce lo fa trovare orribile e più ci permette di riflettere.
La riflessione di Marinelli non tocca solo un argomento, come ho anticipato all’inizio della recensione, ma numerosi: trattarli tutti qui sarebbe non solo fuori luogo ma anche controproducente. Quello su cui vorrei brevemente focalizzarmi è il tema dello sfruttamento del corpo della donna.
Marinelli lo racconta in maniera diretta pur senza nominare il problema: in Organica, infatti, si dice che è l’organico femminile a durare di più e sono dunque le donne a doversi prestare a questa pratica infamante che le deumanzza facendole diventare semplicemente dei corpi con cui fare soldi. In ogni senso. I loro corpi nudi, glabri e senza unghie, sono esposti in bizzarre pubblicità e le donne sono portare a credere che si tratti di un lavoro bellissimo, quello di vendere ogni parte di sé.
Perché non il corpo maschile, dunque? In questo caso mi permetto di fare un’ipotesi: posso immaginare che con questa scelta Marinelli abbia voluto esasperare la commercializzazione del corpo femminile e il suo sfruttamento pubblicitario e sessuale che rendono, anche ai giorni nostri e senza bisogno di una distopia di mezzo, le donne più soggette rispetto agli uomini a una oggettificazione di massa.
Quello di Marinelli suona quasi un avviso, come a dire “state tutti attenti”. E lo fa più o meno con la stessa forza su tutti gli argomenti che tratta.
Non aspettatevi un libro di speranza. Non aspettatevi un libro che vi faccia pensare che, in fondo al tunnel, c’è sempre la luce: aspettatevi un libro in cui non esiste spazio per buoni sentimenti.
Il romanzo, sebbene si incentri sulla vicenda di Ruth, in realtà racconta più di una storia: sono tre i personaggi principali con cui il lettore deve confrontarsi. Le loro storie si intrecciano con circolarità e niente viene lasciato al caso o dimenticato.
Io amo questo tipo di libri, più mi fanno pensare più mi sento a mio agio. Per me, Marinelli ha fatto centro e a questo testo sento di dare un voto molto alto: 9.5/10. La perfezione, come sempre, non esiste ma l’autrice ci è andata molto vicino.
Consiglio di leggere questo libro con cautela, potrebbe essere fonte di numerosi trigger per i lettori più sensibili.
*Volpe
Rispondi