Le Impure

.: SINOSSI :.

Nessuno parla mai dell’anno di grazia. È proibito. Nella Garner County, tutte le ragazze, al compimento del loro sedicesimo anno, vengono bandite dalla comunità e obbligate a vivere nella foresta per un anno, affinché sfoghino la loro magia nella natura selvaggia per poi tornare nella civiltà, sempre che sopravvivano, purificate e pronte per il matrimonio. Nella società patriarcale in cui sono cresciute, infatti, si è convinti che a quell’età le ragazze abbiano il potere di persuadere gli uomini ad abbandonare i loro letti coniugali, di far perdere la testa ai coetanei e di far impazzire di gelosia le mogli. Si crede che la loro stessa pelle emani un forte afrodisiaco, l’essenza potente della gioventù, delle ragazze sul punto di diventare donne. Tierney James, però, non si sente potente. Né si sente magica. Ma, questo sì, sente che dietro l’esperienza che la attende si cela qualcosa di più spaventoso dei pericoli nascosti nella foresta o dei bracconieri pronti a rapire lei e le altre ragazze per ucciderle, farle a pezzi e venderle al mercato nero. La minaccia più grande e terribile potrebbe arrivare proprio dalle sue compagne di sventura, ma Tierney non è disposta a subire passivamente la sorte che le è stata assegnata…

.: IL NOSTRO GIUDIZIO :.

Mi stupisce che questo romanzo sia completamente passato in sordina. Soprattutto visto e considerato che è stato pubblicato nel 2019, ristampato lo scorso anno e che presenta tematiche carissime al femminismo e alla lotta per la parità di genere.

Si tratta di uno Young Adult ben scritto, in cui l’autrice è stata in grado di affrontare tematiche moderne inserendole nel contesto di una distopia ben delineata.
Per il suo romanzo, Liggett ha preso chiara ispirazione sia da Il racconto dell’ancella sia da il signore delle mosche: ad aprire il romanzo sono infatti due citazioni da questi capolavori della letteratura distopica e i riferimenti corrono per tutto il romanzo accompagnando il lettore di pagina in pagina.

La trama, per nulla scontata, riserva non pochi colpi di scena che rendono il testo di buona qualità nonostante, a volte, l’autrice scivoli nei cliché di una letteratura per ragazzi che male si accordano con la storia che ha voluto raccontare.
Ma partiamo dall’inizio, permettetemi di raccontarvi un po’ di questo libro, pur senza spoiler di importanza rilevante.
Il romanzo, scritto in prima persona, si apre con la presentazione del mondo in cui vive la giovane protagonista, dal nome discutibile tipico dei personaggi principali degli Young Adult. Ciò cui la nostra voce narrante dà immediatamente importanza è la condizione di schiavitù in cui vivono le donne di qualsiasi età e ceto sociale: le donne sono tutte proprietà degli uomini con cui vivono, siano essi i padri, i fratelli, i mariti oppure i datori di lavoro.
Come se l’essere relegate a schiave del focolare, per non dire altro tipo di schiave, le ragazze sono anche sottoposte a un rito assurdo chiamato “anno di grazia”. Sì, perché in questa società vige la convinzione che all’età di 16 anni le ragazze sviluppino dei poteri magici di cui devono forzatamente liberarsi prima di poter tornare a casa e diventare le docilissime, gentilissime e meravigliose mogli che gli uomini si aspettano che loro siano dai diciassette anni in avanti.
Proprio l’anno di grazia è il pretesto narrativo con cui prende avvio il romanzo: la protagonista, sedicenne, deve partire con le sue coetanee per passate un anno nella foresta e liberarsi del peso della magia. Ci vuole pochissimo, però, per rendersi conto che in questa faccenda c’è qualcosa di enorme che non quadra e di cui nessuno vuole parlare: le ragazze che tornano, mutilate e sposate come se avessero combattuto una vera e propria guerra, e sopratutto le ragazze che non tornano.

La scrittura è molto buona: ci sono descrizioni interessanti che tengono il lettore incollato alle pagine e dialoghi credibili che spingono avanti la lettura. Questo nonostante una protagonista affetta da quella che mi piace chiamare “stupidità selettiva”. Mi spiego meglio: la protagonista è molto testarda e orgogliosa, in più è assolutamente convinta di essere la sola persona intelligente nel posto in cui vive. Per fortuna Liggett non cade in questo stereotipo: la protagonista non è la più intelligente, anzi, e lo capirà nel corso della storia, fatto che la poterà a cambiare.
Questo cambiamento però non agisce sulla componente di stupidità selettiva: la protagonista spegne completamente il cervello ogni qual volta ci sono personaggi maschili che interagiscono in maniera diretta con lei. Insomma, non coglie per nulla i segnali, nemmeno quelli evidenti, scritti in grassetto, sottolineati e gridati. Questo atteggiamento è stato, alla lunga, davvero fastidioso e ha reso il personaggio difficile da sopportare per tutte le quattrocento pagine.
La trama ha alti e bassi, ci sono stati alcuni capitoli, in particolare quelli centrali, che sono stati un po’ noiosi soprattutto a causa della lentezza. In ogni caso, le parti più interessanti sono state quelle in cui l’autrice descrive come si instaurano i rapporti di potere tra le ragazze durante l’anno di grazia.
Liggett non risparmia niente al lettore, quindi aspettatevi particolari macabri e momenti che vi faranno storcere il naso per il fastidio: la scrittura è molto descrittiva e dettagliata nonché cruda e vera.
Sicuramente la lettura de il signore delle mosche è stata di grandissima ispirazione per l’autrice e le ha permesso di lasciarsi nella creazione di personaggi che, messi in una situazione stressante e soffocante, si sono anche rivelati oggettivamente cattivi. Ciò che anima le ragazze de “le impure” è non solo la comune voglia di libertà ma anche, e soprattutto, il bisogno di sopravvivere in un mondo che non le ama.
Liggett dà uguale spazio a sentimenti positivi e negativi finendo con il creare un contesto credibile e personaggi che risultano estremamente umani.


In un romanzo che valuto molto buono, diciamo da 8/10, Liggett riesce ad affrontare il tema della disparità di genere in modo originale cercando di scrivere un romanzo che sia in grado di parlare a tutti. Gli spunti che prende dalle opere di Atwood e Golding sono chiarissimi, eppure si perdono in una storia che riesce comunque ad essere nuova e intrigante.
Particolare che ha reso il romanzo davvero godibile è che l’autrice finge di cadere in alcuni cliché dei romanzi Young Adult per poi uscirne all’improvviso in maniera a volte del tutto spiazzante e, devo essere onesta, commuovente. L’ho letto senza grandi aspettative, eppure sono rimasta colpita dalla scrittura di Liggett e soprattutto da come è riuscita a creare qualcosa di originale che mandasse un messaggio molto chiaro ai lettori: credere nei cambiamenti li alimenta.
Le Impure è, in definitiva, un libro che insegna a non basarsi sulle prime apparenze e a combattere per il mondo in cui si crede. E’ una storia che spiega come un gesto gentile possa salvare una vita. E’ un libro che invita a non accontentarsi mai del destino che sembra scritto per noi.
E’ un romanzo di speranza.

*Volpe

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