Il libro nero della fame

.: SINOSSI :.

Vagabondi, vecchie maliarde che invocano rogne e fatture, adoratori di una strana cavità nella roccia, comunità di pescatori, di cavatori, di pastori, una famiglia in fuga da una pestilenza, eremiti, reietti.
Gli otto racconti che compongono Il libro nero della fame sono visioni di un sud Italia oscuro e primordiale, dove l’ombra del delirio e del decadimento pervade un susseguirsi di boschi, villaggi isolati, caverne sacre, montagne abitate da presenze ancestrali, gole e torrenti fangosi.
Con una scrittura biblica e scarnificata, Gerardo Spirito ritrae un’umanità alla deriva, assetata di fede, piegata al freddo, alla pioggia, alla ferocia.

.: IL NOSTRO GIUDIZIO :.

Con questa raccolta, Gerardo Spirito accompagna i lettori in un Sud Italia misterioso caratterizzato da panorami oscuri, situazioni raccapriccianti e personaggi immersi in un continuo torpore. Tutti ambientati in villaggi senza nome, in boschi pullulati da cani randagi o alle pendici di una tetra montagna, i racconti condividono moltissimi punti in comune: sebbene non fosse nell’intenzione dell’autore, questo escamotage fa sì che le diverse storie sembrino svolgersi nello stesso momento, quasi fossero in realtà parallele.

La scrittura, a prima vista molto semplice, è caratterizzata da un sapiente uso della figura retorica: il bello di questi racconti è che il lettore riesce a sentire gli odori, i sapori e, soprattutto, i rumori che l’autore descrive. Lo scricchiolare delle foglie, il rumore di un osso che si spezza o il pigolare stanco di un vecchio volatile sono solo alcuni dei suoni che animano le pagine di Gerardo Spirito: oltre a dare colore al testo e a rendere la lettura piacevole, la capacità descrittiva dell’autore rende la raccolta una vera chicca per tutti quei lettori che, come me, si affidano molto all’udito.
Le descrizioni sono utili anche per cogliere gli elementi che, come anticipavo, i racconti condividono. Nonostante a volte i collegamenti siano ben visibili, nella maggioranza dei casi sono brevissimi accenni che si nascondono tra una descrizione e l’altra.
Altro punto fondamentale della scrittura di Spirito è quella di riuscire come pochi altri, il solo esempio che mi viene in mente è Cose che succedono la notte di Cameron, a rendere il tuo libro “scritto in bianco e nero”. Quando ci si immerge nella lettura, le immagini che il romanzo trasmette sono quelle di una foresta buia e personaggi opachi, a volte verrebbe persino da dire stanchi, che si muovono in una nebbia fitta che avvolge ogni singolo centimetro del mondo dell’autore.

Complessivamente, i racconti mi sono piaciuti tutti anche se, naturalmente, ho i miei preferiti. La mia preferenza va a racconti come Fame, Madre, Fuliggine e Pietra che mi hanno colpita a tal punto da lasciarmi addosso una leggera inquietudine ben oltre la conclusione della lettura. Si tratta di racconti che, a mio avviso, parlano molto alla mente e, soprattutto, allo stomaco del lettore.
I racconti di Spirito sono tetre rappresentazioni dell’anima umana: i suoi personaggi, che non sono caratterizzati né come buoni né come cattivi, seguono, o almeno di provano, la moralità del loro tempo cercando di dare un senso alla loro esistenza e, talvolta, al mondo in cui vivono. Spirito utilizza di frequente degli archetipi per portare avanti la narrazione: ad esempio, i bambini delle sue storie rappresentano sia l’innocenza sia l’innovazione e, infatti, spesso sono i piccoli protagonisti a portare alla luce misteri che sarebbero dovuti restare nascosti per sempre; allo stesso modo, gli anziani rappresentano non solo la saggezza ma anche le consuetudini e, spesso, la magia.
Non è un libro in cui la magia è palpabile o palese: al contrario, è nascosta sotto la superficie del mondo e i protagonisti la riescono solo a sfiorare.

Nel complesso, il voto che do a questa raccolta è un 9.5/10. Non ho trovato grandi difetti e sicuramente è entrato a far parte dei miei libri preferiti.
E’ una lettura allo stesso tempo semplice e complessa: le pagine scorrono molto bene, ma a volte si sente il bisogno di fermarsi per assaporare la scrittura oppure per riprendersi da quello che si è appena letto.
Lo consiglio a chi cerca libri fuori dal comune o che desidera leggere storie che hanno una base folkloristica tutta italiana!

*Volpe

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