
LA GUERRA DEI PAPAVERI
Autore: R.F. Kuang
Casa editrice: Mondadori
Anno: 2020
.: SINOSSI :.
Orfana, cresciuta in una remota provincia, la giovane Rin ha superato senza battere ciglio il difficile esame per entrare nella più selettiva accademia militare dell’Impero. Per lei significa essere finalmente libera dalla condizione di schiavitù in cui è cresciuta. Ma la aspetta un difficile cammino: dovrà superare le ostilità e i pregiudizi. Ci riuscirà risvegliando il potere dell’antico sciamanesimo, aiutata dai papaveri oppiacei, fino a scoprire di avere un dono potente. Deve solo imparare a usarlo per il giusto scopo…
Rin ha passato a pieni voti il kējǔ, il difficile esame con cui in tutto l’Impero vengono selezionati i giovani più talentuosi che accadranno a studiare all’Accademia. Ed è stata una sorpresa per tutti: per i censori, increduli che un’orfana di guerra della provincia di Jī potesse superarlo senza imbrogliare; per i genitori affidatari di Rin, che pensavano di poterla finalmente dare in sposa e finanziare così la loro impresa criminale; e per la stessa Rin, finalmente libera da una vita di schiavitù e disperazione. Il fatto che sia entrata alla Sinegard – la scuola militare più esclusiva del Nikan – è stato ancora più sorprendente. Ma le sorprese non sono sempre buone. Perché essere una contadina del Sud dalla pelle scura non è una cosa facile alla Sinegard. Presa subito di mira dai compagni, tutti provenienti dalle famiglie più in vista del Paese, Rin scopre di avere un dono letale: l’antica e semileggendaria arte sciamanica. Man mano che indaga le proprie facoltà, grazie a un insegnante apparentemente folle e all’uso dei papaveri da oppio, Rin si rende conto che le divinità credute defunte da tempo sono invece più vive che mai, e che imparare a dominare il suo potere può significare molto più che non sopravvivere a scuola: è forse l’unico modo per salvare la sua gente, minacciata dalla Federazione di Mugen, che la sta spingendo verso il baratro di una Terza guerra dei papaveri. Il prezzo da pagare, però, potrebbe essere davvero troppo alto.
.: IL NOSTRO GIUDIZIO :.
Ed eccoci qua a recensione in via definitiva La guerra dei papaveri libro approdato nelle librerie di tutta Italia proprio oggi. Per prima cosa, ringraziamo la casa editrice Mondadori per averci offerto una copia gratuita in anteprima chiedendoci in cambio solo “una recensione che più vera non si può”.
La guerra dei Papaveri è un libro che, a mio giudizio, ha tanti punti di forza ma anche tanti punti deboli: cercherò di sviscerarli tutti al meglio in modo che i futuri lettori abbiano un’idea chiara del libro che stanno per leggere.
Sebbene il romanzo non rientri, a mio avviso, pienamente nella categoria Young Adult, ha molti punti in comune con questo genere. In primo luogo, la protagonista, Rin, è molto giovane e il lettore assiste nelle prime pagine del romanzo alla sua scalata da povera orfana di guerra destinata ad un matrimonio combinato ad essere ammessa alla più prestigiosa accademia del paese. Quello che ho apprezzato di questa prima conquista di Rin, è stato che la protagonista si sia oggettivamente impegnata, per altro mostrando un po’ a noi lettori occidentali l’esagerazione della cultura asiatica per lo studio, per passare l’esame di ammissione: l’opportunità non le è caduta tra le mani come un meritato dono divino.
Un altro punto che fa scivolare il romanzo verso lo Young Adult sono le origini della protagonista che la rendono in qualche modo speciale rispetto agli altri personaggi.
Ciò che distanzia il romanzo dalla categoria Young Adult è invece la massiccia presenza di personaggi adulti con un ruolo importante (personaggi che, per esempio, in Hunger Games; Divergent, Trono di Ghiaccio o Una corte di Rose e Spine hanno solo ruoli marginali o forzatamente malvagi); la mancanza di un triangolo amoroso (per fortuna!) e il fatto che la protagonista non sia del tutto infallibile: Rin sbaglia, come facciamo tutti, e questo la rende un po’ più simpatica al lettore.
Il romanzo è diviso in tre parti, le prime due le ho trovate interessanti e coinvolgenti, mentre la terza secondo me è stata un flop totale: con la descrizione eccessivamente sbrigativa di una guerra, l’autrice riempie il lettore di dettagli macabri. Sebbene io abbia sopportato piuttosto bene le scene di violenza, che invece hanno infastidito altri lettori e che probabilmente rendono il romanzo adatto ad un pubblico leggermente più navigato rispetto che degli adolescenti, ho trovato assolutamente esagerato e ingiustificabile il finale che l’autrice ha scelto per Rin.
Uno dei punti di forza più grandi di questo romanzo è il world building: Kuang crea un mondo che ricalca la realtà asiatica e porta i suoi lettori alla scoperta delle tradizioni, delle leggende e degli eroi della sua cultura. Il romanzo può essere letto come una allegoria storica: non sarà difficile per il lettore leggerne dei riferimenti alla prima e alla seconda guerra mondiale. Interessante è stata anche l’intenzione dell’autrice di trattare il tema del razzismo: ragazza dalla pelle scura, Rin è costantemente vittima di pregiudizi e razzismo da parte sia dei compagni di accademia, sia da uno dei professori.
Alcuni dei personaggi, per esempio Jiang, Chagan o Altan, mi sono piaciuti davvero molto soprattutto perché l’autrice li ha caratterizzati molto bene sia nei loro lati positivi sia soprattutto in quelli negativi. Rin, invece, soffre del complesso del protagonista: avendo la maggior attenzione del lettore, a volte sembra essere forzata a fare cose esagerate per mostrare di essere l’assoluto centro della storia.
In conclusione, non posso dire né di aver adorato il romanzo, né di averlo odiato. Il mio voto è un 7.5/10.
Per quanto mi riguarda, il mondo creato da Kuang vale la lettura del romanzo: consiglio dunque il libro agli amanti della storia asiatica o a chi, come me, è curioso riguardo alla spiritualità e allo sciamanesimo.
La scrittura dell’autrice è molto buona, mi hanno colpita in particolar modo le descrizioni che, a tratti oniriche, trascinano il lettore verso un mondo nuovo, diverso e particolare.
Per me, il romanzo era troppo lungo. So che può sembrare un commento strano da fare, ma credo siano successe troppe cose e troppo in fretta: forse diminuire la quantità degli avvenimenti in favore di un maggior approfondimento dei numerosi personaggi e del contesto, avrebbe giovato al libro.
*Volpe
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