Musica di libertà: le canzoni della resistenza italiana

Amata dai più, copiata da cantanti e musicisti di tutto il mondo, resa celebre da voci indimenticabili o tramandata di generazione in generazione la canzone italiana è, senz’ombra di dubbio, una delle maggiori ambasciatrici della nostra cultura nel mondo.
Chiunque, italiano o meno, ha sentito e canticchiato almeno una volta la melodia di canzoni come Volare o Azzurro, ma il nostro repertorio melodico è solo l’ultimo di una lunga e complessa tradizione musicale che, attraverso i secoli e le vicissitudini, ha raccontato con poesia gli eventi che hanno lasciato un segno nella storia italiana e mondiale.
Quando guerre e pericoli dividevano le regioni e la paura era troppa per chiamare con il loro nome i mostri e i pericoli che stavano in agguato oltre all’uscio di casa, la musica ha saputo dare voce a chi non poteva parlare né cantare e, a volte in dialetto a volte usando argute metafore, ha cantato la voglia di libertà e di unità di un popolo.
I testi della resistenza partigiana compongono uno dei repertori più importanti, drammatici e allo stesso tempo suggestivi della storia della canzone italiana.
La morte, il dolore, la paura, la dittatura e il sangue si intrecciano con la vita, la speranza, l’amore, la libertà e la fratellanza dando vita a brani in cui il dramma alimenta il desiderio di un mondo franco dove la giustizia sia reale e dove non vi sia posto per la violenza e la legge del più forte.
Dai monti e dalle pianure occupate dalle truppe nazifasciste e silenziosamente battute dalle brigate partigiane, cominciarono a levarsi canti che oggi sono conosciuti tanto in Italia quanto all’estero e che tutt’ora vengono intonati ogni qual volta si avverte un pericolo o si teme per la propria libertà.

Bella Ciao!
Bella Ciao! è sicuramente il testo della resistenza più famoso e la sua melodia è tanto amata in Italia quanto all’estero. Ha commosso il video girato in un quartiere di Bamberg in cui un gruppo di cittadini intona e canta, in un italiano un po’ maldestro ma comunque evocativo, questo canto.
Composta quando il conflitto volgeva ormai al termine, Bella ciao! è indebitamente ritenuta l’inno della resistenza nonostante storici e testimoni concordino sul fatto che, a dispetto del suo successo, questa allegra marcetta non fosse la canzone più diffusa tra le brigate.
Composta e cantata soprattutto in Piemonte, Lombardia e Veneto; Bella Ciao! può vantare due varianti: quella del partigiano, più famosa, con connotati più militareschi e maggiori richiami alla lotta partigiana, e quella della mondina che attingendo dalla quotidianità delle lavoratrici delle risaie, racconta un altro aspetto, meno conosciuto ed eroico, delle guerre partigiane.
La scarsa fama di questo canto ha fatto supporre ai musicologi e agli storici che la “Versione della mondina”  sia una variante posteriore alla fine della guerra o, comunque, più recente rispetto a quella del Partigiano.

Fischia il vento
Citata da Fenoglio ne Il partigiano Johnny, Fischia il vento è una canzone che attraversa epoche e nazioni. Composta in Russia con il titolo Katjuša, il testo originale racconta la storia di una giovane di nome Katjuša e del suo periglioso viaggio per ritrovare l’amato partito per il fronte. Di ritorno dalla guerra in Russia, il partigiano Giacomo Sibilla (nome di battaglia Ivan), inizia a strimpellare per i membri della sua compagnia questa melodia e in un momento successivo il compagno d’armi Felice Cascione ne verga una stesura iniziale che, di brigata in brigata, viene poi rimaneggiata fino ad ottenere il testo finale.
L’atmosfera della canzone descrive, sia nella versione italiana che in quella originale, un paesaggio primaverile che, tuttavia, ancora risente del freddo e dei rigori dell’inverno; ma se l’ambientazione è rimasta pressoché invariata, lo stesso non si può dire del testo che, abbandonato ogni riferimento romantico, si concentra sugli aspetti più duri della vita dei partigiani e pone l’accento sul loro desiderio di libertà e di una nuova primavera per l’Italia occupata.

I ribelli della montagna
Meno famoso, ma non per questo meno importante, I ribelli della montagna è l’inno che accompagnava i partigiani III Brigata d’assalto garibaldina in Liguria e che, come la maggior parte dei testi della resistenza, fu oggetto di rivisitazioni, rimaneggiamenti e aggiunte.
La canzone descrive con un linguaggio crudo, scarno e decisamente poco poetico, la dura vita dei partigiani: uomini e donne di ogni età ed estrazione sociale costretti a lasciare le loro case, a vivere nascosti e a veder morire in maniera crudele e impietosa i loro parenti, amici e compagni d’arme.
Nonostante il rigore e la drammaticità che trapelano da queste strofe, non manca un richiamo forte e deciso alla libertà e l’esternazione di un desiderio comune che auspica un avvenire all’insegna della giustizia e della fratellanza.
Cornice e spettatrice silenziosa del coraggio e dell’eroismo dei partigiani è la montagna che, nella poetica della resistenza, non rappresenta solamente il campo di battaglia ma è, all’occorrenza, un richiamo alle condizioni di vita dei dissidenti mandati al confino o metafora di una vita aspra fatta di “stenti e patimenti”.

Appare dunque evidente come la musica, spesso considerata un accessorio alle nostre giornate o un passatempo per impegnare piacevolmente qualche ora del nostro tempo, sia, e sia stata, una testimone della storia della resistenza non meno importante della letteratura, della fotografia e della cronaca.
In un periodo di guerra civile e divisione, le canzoni e le melodie della resistenza hanno diffuso il germe della speranza e alimentato la fiducia in un domani migliore avvicinando combattenti di regioni, dialetti e convinzioni politiche differenti ma uniti da un unico nobile desiderio: la libertà.
Cantate timidamente nei rifugi o intonate gagliardamente durante gli spostamenti esse hanno forgiato legami di amicizia e solidarietà capaci di sfidare e vincere una delle dittature più spietate e dure che la storia abbia mai visto.
Queste canzoni e la memoria che tramandano non sono retaggio di un solo partito o di un solo movimento politico, ma sono patrimonio di tutti gli italiani e di quanti anelano e lottano per la libertà e l’annientamento di qualsiasi forma di tirannia ed oppressione.

*Jo

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