#GiornataIncipit – Prime righe e prime impressioni Marzo 2019

#GiornataIncipit è un nuovo Format che noi di Arcadia abbiamo pensato per presentarvi alcune delle ultime uscite in libreria: prenderemo pochi libri abbastanza recenti e posteremo le prime righe, per darvi un assaggio di ciò che potete trovare in libreria. L’appuntamento sarà fisso ogni primo sabato del mese con quattro incipit su facebook e… sì, con cinque qui sul blog!
Curiosi, quindi di scoprire qual è il nostro #BonusdiMarzo?
Buona lettura, e fateci sapere nei commenti se leggerete uno di questi libri!

1. I GOLDBAUM, DI NATASHA SOLOMONS
Palazzo Goldbaum era fatto di pietra, non d’oro. I bambini che passeggiavano sulla Heugasse, con i loro cappottini abbottonati fino al collo e la bambinaia o la Metti che li teneva per mano, immancabilmente ci restavano male. Avevano promesso loro il palazzo del principe degli Ebrei, fatto d’oro e d’avorio e presumibilmente tempestato di gemme, e invece era solo un grande edificio di comunissima pietra chiara. Certo, la pietra bianca più bella d’Austria, trasportata dalle Alpi fino a Vienna sulla ferrovia costruita grazie a un prestito della banca Goldbaum, con un treno di proprietà della compagnia ferroviaria Goldbaum dipinto con i colori di famiglia azzurro e oro e adorno del suo stemma: cinque cardellini su un ramo di sicomoro. Gli spiriti arguti amavano descriverlo come “gli uccelli sull’albero dei soldi”. All’interno, l’ampio vestibolo risplendeva d’oro dal battiscopa al culmine della copertura a cupola, tanto che persino nelle giornate più grigie la luce riflessa si tingeva di sole. Si diceva che i Goldbaum fossero così ricchi e potenti che nelle giornate uggiose noleggiavano il sole perché brillasse per loro.

2. LA VITA INIZA QUANDO TROVI IL LIBRO GIUSTO, DI ALI BERG E MICHELLE KLAUS
Se la sua vita fosse stata un libro, Frankie l’avrebbe intitolato Delusione, definendo così degnamente il disastro che erano la sua carriera, 
la sua famiglia e naturalmente la sua vita sentimentale.
La sveglia si mise a strepitare in tono minaccioso, accusandola di essere già in ritardo di venti minuti. Lei sospirò, si girò su un fianco e seppellì la faccia nella copia malridotta di Emma che aveva infilato sotto il cuscino la sera prima. Poi si morse il labbro al pensiero che lei non sarebbe mai stata abbastanza benestante da avere un libro intitolato semplicemente con il proprio nome.

3. MELODY, DI SHARON M. DRAPER
Parole.
Sono circondata di parole. Migliaia di parole. Forse milioni.
Cattedrale. Maionese. Melagrana.
Mississipi. Napoletano. Ippopotamo.
Vellutato. Terrificante. Iridescente.
Starnuto. Solletico. Desiderio. Ansia.
Le parole mi turbinano intorno da sempre come fiocchi di neve, tutte delicate e diverse, e tutte mi si sciolgono in mano prima che le tocchi.
Dentro di me le parole di ammassano in cumuli enormi. Montagne di frasi, di locuzioni e di idee interconnesse. Espressioni argute. Battute di spirito. Canzoni d’amore.
Fin da quando ero piccolissima – forse già a pochi mesi – le parole per me erano dolci doni liquidi che bevevo come limonata. Potevo quasi sentirne il sapore. Davano sostanza ai miei pensieri e ai miei sentimenti confusi. I miei genitori mi hanno sempre avvolta con i loro discorsi. Chiacchieravano e farfugliavano versi. Si esprimevano con parole e suoni. Mio padre cantava per me. Mia madre mi infondeva forza sussurrandomi nell’orecchio.
Assorbivo ogni parola che dicevano a me, o su di me, fissandola nella memoria. Quando avevo due anni, tutti i miei ricordi erano associati a parole e tutte le parole avevano un significato.
Ma solo nella mia testa
Non ho mai detto una parola. Ho quasi undici anni.

SEROTONINA, DI MICHEL HOUELLEBECQ
E’ una piccola compressa bianca, ovale, divisibile.
Verso le cinque, o a volte le sei di mattino, mi sveglio, il bisogno è al culmine, è il momento più doloroso della mia giornata. Il mio primo gesto è attivare la caffettiera elettrica; la sera prima ho riempito il serbatoio di acqua e il filtro di caffè macinato (di solito è Malongo, sono rimasto piuttosto esigente in fatto di caffè). Mi accendo una sigaretta solo dopo aver bevuto il primo sorso; è una costrizione che mi impongo, un successo quotidiano che è diventato il mio principale motivo di orgoglio (va comunque detto che il funzionamento delle caffettiere elettriche è rapido). Il sollievo che mi dà la prima boccata è immediato, di una violenza stupefacente. La nicotina è una droga perfetta, una droga semplice e dura, che non dà nessuna gioia, che si definisce interamente con l’astinenza, e con la cessazione dell’astinenza.

E ora… il nostro Bonus!

BONUS – CERTE FORTUNE: I CASI DEL MARESCIALLO ERNESTO MACCADO’, DI ANDREA VITALI
L’autocarro FIAT 505, modificato per il trasporto di bestiame, giunse nella frazione bellanese di Ombriaco alle prime ore del mattino del 4 luglio 1928.
Lo guidava Gustavo Morcamazza, bergamasco di Ponteranica, mediatore di bestiame e proprietario dell’allevamento A l’inseupà – Tori da monta. Il carico consisteva in un toro e due maiali.
Sceso dal furgone si guardò in giro, cielo limpido, aria ancora fresca.
Fischiettando, e zoppicando un po’, si avviò alla volta di Mario Piattola e moglie Marinata.
I due, seduti al tavolo della cucina, silenziosi, aspettavano. Il Morcamazza aveva il giorno della consegna ma sull’orario era stato vago, temevano ritardi.
Quando ne udirono il fischiettare quasi si stupirono.
Possibile che fosse arrivato così preso?
Il bergamasco invece era lì, in casa loro, in piedi e a capo tavola.
Sorrideva.
Un sorriso che gli appiattiva due ernie adipose che aveva su entrambe le guance e che si gonfiavano quando beveva, dando l’impressione che lì stoccasse il vino o un altro liquido.

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