LA STRADA
Autore: Cormac McCarthy
Casa editrice: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2006
.: SINOSSI :.
Un uomo e un bambino, padre e figlio, senza nome. Spingono un carrello, pieno del poco che è rimasto, lungo una strada americana. La fine del viaggio è invisibile. Circa dieci anni prima il mondo è stato distrutto da un’apocalisse nucleare che lo ha trasformato in un luogo buio, freddo, senza vita, abitato da bande di disperati e predoni. Non c’è storia e non c’è futuro. Mentre i due cercano invano più calore spostandosi verso sud, il padre racconta la propria vita al figlio. Ricorda la moglie (che decise di suicidarsi piuttosto che cadere vittima degli orrori successivi all’olocausto nucleare) e la nascita del bambino, avvenuta proprio durante la guerra. Tutti i loro averi sono nel carrello, il cibo è poco e devono periodicamente avventurarsi tra le macerie a cercare qualcosa da mangiare. Visitano la casa d’infanzia del padre ed esplorano un supermarket abbandonato in cui il figlio beve per la prima volta un lattina di cola. Quando incrociano una carovana di predoni l’uomo è costretto a ucciderne uno che aveva attentato alla vita del bambino. Dopo molte tribolazioni arrivano al mare; ma è ormai una distesa d’acqua grigia, senza neppure l’odore salmastro, e la temperatura non è affatto più mite. Raccolgono qualche oggetto da una nave abbandonata e continuano il viaggio verso sud, verso una salvezza possibile…
.: IL NOSTRO GIUDIZIO :.
Il romanzo mi aveva attirato per la trama e per le prime righe: mi aspettavo un romanzo pieno di significato, filosofico, che avesse qualcosa da dire riguardo la vita le sue ingiustizie e le speranze che ci regala. Al contrario, sono estremamente confusa, diciamo pure delusa.
Io non sono solita abbandonare i libri a metà, ma questa volta è stato estremamente difficile arrivare fino in fondo: dopo un centinaio di pagine, il romanzo ha cominciato a svolgersi sempre uguale scadendo in una monotonia grigia quanto i paesaggi descritti dall’autore.
Analizzando lo stile, McCarthy è bravissimo a creare descrizioni che lasciano il lettore ammaliato: i paesaggi si costruiscono lentamente seguendo gli occhi e l’animo del padre e del bambino che attraversano una strada infinita verso non si sa dove. Non usa i segni di punteggiatura per il dialogo, ma essendoci solo due personaggi, è piuttosto bravo a far sempre capire chi stia parlando: spesso i personaggi sono connotati con frasi che gli restano attaccate addosso e non li lasciano più andare.
Nonostante la oggettiva bellezza del testo, non sono affatto riuscita a capita quale fosse il senso del romanzo: che la vita fa schifo e siamo tutti destinati a galleggiare in un grigio senza fine? Che roviniamo il mondo con i nostri consumi sfrenati, i nostri sprechi, e che presto la nostra vanità ci porterà alla rovina? Che è sempre giusto proteggere ciò che c’è di più caro al mondo, la bontà, qualsiasi sia il prezzo da pagare? Che alla fine la speranza è la sola cosa che conta e che resterà con noi per sempre, anche quando tutto è perduto?
Tutte queste domande sono state toccate a mala pena dall’autore che ha preferito soffermarsi a darci una risposta nelle ultime quattro pagine rendendole meravigliose.
Sì, il finale del romanzo è stato quello che più ho apprezzato, commuovente e dolce, delicato come un fiore nato prematuro in pieno inverno.
Peccato solo non sia arrivato cento pagine prima: dopo infinite ripetizioni e pagine tutte simili tra loro per contenuto, è stato sì un sospiro di sollievo, ma non è detto che tutti ci arriveranno.
In sostanza, do al romanzo un 7/10, per quanto io abbia apprezzato la scrittura, mancava decisamente una adeguata introspezione dei personaggi e a tratti sembrava che in realtà McCarthy non avesse niente da dire.
*Volpe
Questo libro mi è stato consigliato, ma ancora non l’ho letto… e non so se lo farò dopo il flop disastroso di “Meridiano di Sangue”, libro che personalmente sconsiglio proprio!
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In tutta sincerità, quello che avevo da dire l’ho detto.
Non sconsiglio quasi mai romanzi, questo, però, faccio fatica a consigliarlo: non l’ho trovato questo gran capolavoro, anzi a un certo momento lo stavo per abbandonare.
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