NOTTI IN BIANCO E BACI A COLAZIONE
Autore: Matteo Bussola
Anno: 2016
Editore: Einaudi
.: SINOSSI :.
Il respiro di tua figlia che ti dorme addosso sbavandoti la felpa. Le notti passate a lavorare e quelle a vegliare le bambine. Le domande difficili che ti costringono a cercare le parole. Le trecce venute male, le scarpe da allacciare, il solletico, i “lecconi”, i baci a tutte le ore. Sono questi gli istanti di irripetibile normalità che Matteo Bussola cattura con felicità ed esattezza.
Perché a volte, proprio guardando ciò che sembra scontato, troviamo inaspettatamente il senso di ogni cosa. Padre di tre figlie piccole, Matteo sa restituirne lo sguardo stupito, lo stesso con cui, da quando sono nate, anche lui prova a osservare il mondo. Dialoghi strampalati, buffe scene domestiche, riflessioni sottovoce che dopo la lettura continuano a risuonare in testa. Nell'”abitudine di restare” si scopre una libertà inattesa, nei gesti della vita di ogni giorno si scopre quanto poetica possa essere la paternità.
.: IL NOSTRO GIUDIZIO :.
Da bravo fumettista qual è, Bussola riesce a mettere insieme un racconto che sembra composto da tante tavole più che da capitoli.
I ricordi dei giorni passati, le avventure a Venezia e prima ancora quelle al liceo, si intrecciano con il presente e le istantanee quotidiane dove le preoccupazioni di ogni giorno si confondono tra le risate, le birichinate e le domande ingenue di tre adorabili bambine.
Le pagine scorrono veloci e piacevolmente, rendendo il libro una lettura perfetta soprattutto in queste torride giornate d’agosto. Il linguaggio è piuttosto semplice e i lettori più accaniti potrebbero trovare fastidiose le continue ripetizioni che, sopratutto nei dialoghi, rendono la lettura “spigolosa” e spezzano un ritmo narrativo che, tutto sommato, è ben costruito.
La deformazione professionale da fumettista si fa più evidente, come ho già scritto, nei dialoghi dove si finisce facilmente per perdere il conto dei “dice” e dei “dico”. Al contrario i capitoli più corposi, dove i dialoghi sono quasi del tutto assenti o ridotti allo stretto necessario, sono davvero piacevoli e riescono a rendere al meglio il talento di Bussola che, messi da parte albi e matite, riesce a disegnare con semplicità ed emozioni l’indescrivibile avventure della paternità.
Il voto che mi sento di dare a questo romanzo è 7/10.
Si tratta di una lettura piacevole, perfetta per un torrido pomeriggio estivo o per un viaggio di ritorno dall’ufficio, ma lo stile mi è sembrato un po’ trascurato a causa delle ripetizioni, che alla lunga sono diventate davvero insopportabili. Voglio pensare che si tratti di una licenza poetica: un tratto distintivo della scrittura di Bussola, che per primo afferma di aver scritto il romanzo di getto senza sottoporlo ad alcun lavoro di labor limae.
Questo è un libro che consiglierei a tutti coloro che amano i racconti quotidiani: le odissee al supermercato, le camminate sotto il sole di giugno e i battibecchi in veneto con il vicino scontroso della porta accanto.
È un romanzo semplice e proprio la semplicità ne costituisce il punto di forza: Bussola sceglie con attenzione gli episodi da mettere su carta e riesce a raccontare il mondo dal punto di vista di un padre, dando profondità e importanza ai dubbi e alle ingenuità delle tre figlie che sono il vero motore della narrazione.
Lo sconsiglio a chi non ama le storie che ruotano intorno ai bambini, alle loro domande e alla loro ingenua filosofia di vita. Anche chi è alla ricerca di una scrittura raffinata e curata non troverà pane per i suoi denti: tra queste pagine sono nascosti pensieri composti con eleganza e intelligenza, ma tra i “perché?” e gli “uffa” delle bambine trovarli può diventare un’autentica caccia al tesoro.
*Jo
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