Quando ogni cosa sembra andare male, il lettore è abituato a ritirarsi dietro le pagine del suo libro. Qui, si perde tra le righe, le trame e i personaggi ricercando un conforto completo per superare il brutto momento e trovare la forza di andare avanti.
Alle volte, si cerca di dare questo conforto momentaneo anche ai non lettori, spesso appellandoli con la tipica, burbera frase: “Fai male a non leggere, un libro ti cambia la vita!”
Bene, lettori, che voi ci crediate o no, c’è chi di questa frase ha fatto il proprio lavoro portando i libri dal campo della letteratura a quello della psicologia.
Si tratta di coloro che praticano la “book therapy”, la biblioterapia, ossia risolvono i problemi psicologici, dalla più semplice rottura con il fidanzato a problemi un po’ più pesanti, attraverso i libri.
La disciplina della biblioterapia nasce in Inghilterra addirittura agli inizi del ‘900 ma raggiunge l’Italia quasi 100 anni dopo nel 1998.
Nonostante questo “ritardo”, anche noi possiamo godere dei benefici di questa disciplina che si adagia tra la letteratura e la scienza.
I biblioterapisti effettuano terapie di gruppo o più classici colloqui faccia a faccia, entrambi sono svolti con il preciso intento di indirizzare il paziente verso una lettura in cui egli si possa ritrovare e che possa aiutarlo a passare oltre un periodo che pare insormontabile.
I vantaggi di questa terapia sono innumerevoli, il terapista infatti darà come compito a casa al paziente, la lettura di un libro che gli insegni quegli atteggiamenti cognitivo-comportamentali di cui è privo o che ha bisogno di rinforzare concentrandosi sulle aree dell’autostima, dell’autoefficacia, delle capacità di adattamento e molto altro ancora.
Sono interessanti anche gli aiuti che la biblioterapia da ai famigliari dei pazienti: vi sono alcuni disturbi complicati da capire o che paiono ovvi e vengono presi sotto gamba da chi non li vive. Leggere un romanzo in cui l’autore è stato in grado di esprimente una sensazione o una situazione non convenzionale può aiutare un famigliare a capire cosa passa per la mente del paziente ed essere in tutto e per tutto un aiuto e uno stimolo alla sua completa guarigione.
Del resto, si sa, non c’è modo migliore per sentirsi tranquilli che parlare con qualcuno che ha vissuto le nostre stesse esperienze, che ci capisce e che può darci una mano. E se questa persona vivesse in un libro?
Per ulteriori approfondimenti, vi lascio questo utilissimo link sulla Biblioterapia.
*Volpe
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