Novità sullo scaffale – Marzo 2017

libri-marzo-2017

Come ogni mese, ecco la nostra rassegna con tutte le novità editoriali del mese di marzo!
Libri per tutti gusti e per tutti lettori!

GIALLI E THRILLER:

“Non dirmi bugie” di Ren Olsen: Clara sta spazzolando i capelli a una delle figlie, quando alcuni uomini armati fanno irruzione in casa e arrestano Glen, suo marito. L’ultima cosa che lui le urla, prima di essere portato via, è di non dire niente, e lei ubbidisce. Del resto, la rigida educazione che ha ricevuto da ragazzina, e che l’ha resa poi una giovane donna dalle maniere perfette, l’ha abituata a fare ciò che va fatto. Sempre. Ma la situazione precipita rapidamente e lei si ritrova rinchiusa, interrogata da uomini e donne che la chiamano con un altro nome, Diana, e che accusano il marito di aver commesso crimini atroci.

“Codice Nomad” di James Swallow: Marc Dane è un agente speciale dei servizi segreti britannici che lavora come tecnico dietro lo schermo di un computer. La sua squadra, cui è stato dato il nome in codice “Nomad”, ha una missione delicata: presso il porto di Dunkerque tiene d’occhio una nave, al cui interno è nascosta un’arma che potrebbe mettere in pericolo il mondo intero. Il passo successivo per i compagni di Marc è salire su quella nave, scovare l’obiettivo, sottrarlo dalle mani di chi lo possiede e tornare sani e salvi a terra. Ma in un istante cambia tutto.

“Il silenzio della morte” di Hellen Durant: Una macabra scoperta viene fatta nel parco giochi di un complesso residenziale di Hobfield: un sacchetto con delle dita mozzate, roba da impressionare anche il più navigato tra gli investigatori. Ma i due detective a cui è stato affidato il caso, l’ispettore Tom Calladine e il sergente Ruth Bayliss, non hanno tempo per la paura, e devono mettersi sulle tracce dell’assassino prima che l’intera area venga sopraffatta dalla violenza. Il loro capo è convinto che si tratti di un regolamento di conti inscenato dal boss della droga Ray Fallon, ma l’istinto suggerisce a Calladine che potrebbe essere qualcosa di molto peggio, qualcosa che non ha ancora un nome…

“Ferro e sangue” di Liza Marklund: Annika Bengtzon scrive per un importante giornale. Si occupa principalmente di casi irrisolti spinta da un grande amore per la giustizia. Ma proprio quando la sua vita ha cominciato ad assestarsi, cominciano ad arrivare le sorprese: non solo la testata per cui lavora rischia di chiudere ma la sorella, dopo averle mandato una seria di messaggi inquietanti, scompare nel nulla. Annika dovrà risolvere anche questo caso che la porterà a scontrarsi con i temi più importanti della sua vita.

“La giostra dei criceti” Antonio Manzini: Tutto comincia con una rapina da parte di quattro balordi della malavita romana, vogliono il colpo grosso: il colpo che permetterà loro si sistemarsi per sempre. Continua poi, con una macchinazione sorprendente da parte del ministero del Tesoro per risolvere una volta per tutte il problema delle pensioni.
Nel mondo di Manzini la corruzione e la voglia di ricchezza non risparmiano proprio nessuno che siano giovani oppure anziani, finiranno sempre per il cadere in questa trappola.

“La Vendicatrice” di Mark Dawson: Beatrix Rose è una spietata assassina che lavora dalla parte del bene, ha un marito e una figlia di appena tre anni. Tutto sembra andare assolutamente liscia fino a che non viene tradita dalle persone di cui si fidava di più. Suo marito viene ucciso, la figlia rapita e quando finalemente riesce a riaverla con sé non può fare altro che fuggire via per crescerla in un luogo sicuro.
Scopre, però, di avere solo un anno di vita.
Decide di dedicarsi alla vendetta.

“Una perfetta sconosciuta” di Alafair Burke: ad Alice Humphrey viene offerto un lavoro in una galleria d’arte di nuova apertura a New York. Non riesce a credere alle sue orecchie e accetta immediatamente.
Tutto sembra perfetto se non fosse che il capo comunica con lei solo tramite l’uomo che l’ha assunta  e quando questi viene trovato morto nella galleria e la polizia arriv a acasa di Alice con una foto che sembra incastrarla, tutto cambia…

NARRATIVA ITALIANA

“Quasi niente” di Mauro Corona e Luigi Maieron: Quasi niente ha il sapore antico delle storie narrate un tempo davanti al focolare. Storie che intrattenevano liberando sapienze semplici ed essenziali, di cui oggi si sente la mancanza. In quest’epoca frenetica dominata dai miti del successo, della vittoria a ogni costo e dell’arricchimento, Corona e Maieron portano un contributo diverso e spiazzante. Parlano di sconfitta, fragilità, desiderio, pace interiore, lealtà, radici, silenzio, senso del limite, amore, rievocando personaggi leggendari come Anna, Silvio, Menin, Tituta, Tacus, Orlandin, Cecilia, Tin, il trio Pakai e molti altri. Uomini e donne che non hanno trovato spazio nei libri di storia ma hanno saputo lasciare un messaggio illuminante, che può trasformare le nostre vite. “Filosofastri” le cui minute sapienze tramandano la memoria di chi vive nelle piccole valli, dove non nevica firmato e ci si può chiamare da una costa all’altra. Questo libro ha un precedente nella voce. Nasce dall’incontro tra due grandi amici che, in una conversazione appassionata e godibilissima, alternano delicatamente storie, aneddoti, riflessioni e citazioni regalandoci un piccolo e prezioso gioiello. Una filosofia minima e pratica che al linguaggio gridato preferisce l’arte di sussurrare, in cui l’etica del fare ha sempre la meglio sull’estetica dell’apparire. Una filosofia che proviene da un passato rievocato senza nostalgie. Un tempo in cui i valori erano vissuti concretamente non per moralismo ma perché aiutavano a stare meglio. Quasi niente è l’ultima traccia di un mondo ben diverso da quello in cui viviamo oggi. Un mondo duro, feroce, ma che ha ancora molto da insegnarci.

“Se mi tornassi questa sera accanto” di Carmen Pellegrino: Giosuè Pindari è un uomo antico, legato alla terra, alla famiglia e a un ideale politico, ma la moglie, dopo anni in cui il male di vivere non le ha concesso che brevi tregue, è ormai preda di un irreversibile declino; il socialismo, in cui ha creduto con una tenacia e una dedizione tipicamente “appenniniche”, è stato trascinato nel fango dalla corruzione; l’amatissima figlia Lulù se ne è andata e non dà più notizie di sé. Contro la degenerazione di corpo e mente si può fare poco, contro la fine di un’utopia si può fare ancor meno, mentre a una figlia che è viva e lontana – provata dalle inevitabili incomprensioni generazionali ma legata da una sensibilità ancestrale e profonda, una vera e propria educazione dell’anima – si può comunque scrivere. Si può tentare di compiere un passo lungo la via di una riconciliazione, che è prima di tutto una riconciliazione con se stessi. Così Giosuè Pindari scrive a Lulù, le scrive lettere che infila in bottiglie e poi le affida alla corrente del fiume. Il fiume è acqua che appartiene alla terra, il fiumeterra contiene entrambi gli elementi; è acqua che tutto conserva: passato, presente e quindi futuro. Arriveranno mai? Non è importante saperlo. In fondo, il fiumeterra con le sue piene improvvise sa come arrivare a destinazione… Sulle sponde di un altro fiume c’è Lulù, che ha conosciuto Andreone, l’uomo ‘leggero’ che aspetta, anche lui esattamente come Giosuè, insieme alla piena il ritorno di una donna che è andata via. È proprio l’incontro con quest’uomo bislacco – l’altro, così necessario al riconoscimento di sé – a rivelarsi benefico. Da quelle sponde del fiume lontano è come se Lulù rispondesse alle lettere paterne seguendo la corrente, e su un registro magico, dentro un’aura d’incantamento.

“Essere Nanni Moretti” di Giuseppe Culicchia: Prima di rivelare come si comporta il protagonista di questa storia, è necessario fare un passo indietro. Bruno Bruni è uno scrittore di nicchia. Ha esordito come poeta, poi – su consiglio del suo agente – si è dedicato alla narrativa, senza mai sfondare. Ma non si dà per vinto, e, mentre per vivere traduce opere di fantascienza cyber-punk, cerca di scrivere il Grande Romanzo Italiano, quello che farà scattare l’agognato passaparola e correrà allo Strega, quello che tutti – editori, critici e lettori – stanno aspettando. Ma più ci prova più si allontana dalla meta e si deprime davanti al foglio bianco. La sola consolazione nella vita di Bruno è Selvaggia: una ragazza d’oro, che fa la pole dancer in un locale notturno, che è libera e schietta quanto il suo nome. E che continua ad amarlo e a credere in lui ostinatamente. Fino a quando viene licenziata e la situazione si fa ancora più preoccupante. È qui che Bruno si lascia andare e si fa crescere la barba. Gli basta una giornata per rendersi conto che al supermercato, per strada, al ristorante, in palestra, tutti lo scambiano per Nanni Moretti. Sarà Selvaggia a convincerlo a sfruttare le doti da imitatore che ha fin da bambino, a studiare la biografia e l’eloquio del regista e a trasformarsi in un suo clone. Spacciandosi per Moretti e la sua assistente, i due cominciano a girare l’Italia approfittando dell’ospitalità generosamente offerta da sindaci e organizzatori di festival, che non vedono l’ora di far assaggiare loro i piatti tipici del territorio, intrattenerli con gli avvincenti racconti della storia locale e proporsi per una particina nel nuovo film del maestro. Bruno inizia a sentirsi sempre più a suo agio nei panni di Nanni Moretti, ed è sull’orlo di una crisi identitaria che rischia di compromettere i suoi grandi progetti narrativi, quando alla coppia si presenta un’occasione irrinunciabile: un invito alla Mostra del Cinema di Venezia. Essere Nanni Moretti è una lucida ed esilarante satira dei vizi e delle distorsioni dell’industria culturale italiana di questi anni. È una riflessione lieve ma penetrante sull’identità, le aspirazioni, l’ammirazione, l’invidia e l’accettazione di sé. E, infine, è il racconto della vicenda di due irresistibili sconfitti, un po’ imbroglioni un po’ sognatori, di cui è impossibile non innamorarsi.

“Una storia Nera” di Antonella Lattanza: Roma, 7 agosto 2012. Il giorno dopo la festa di compleanno della figlia minore, Vito Semeraro scompare nel nulla. Vito si è separato da qualche tempo dalla moglie Carla. Ma la piccola Mara il giorno del suo terzo compleanno si sveglia chiedendo del papà. Carla, per farla felice, lo invita a cena. In realtà, anche lei in fondo ha voglia di rivedere Vito. Sono stati insieme per tutta la vita, da quando lei era una bambina, sono stati l’uno per l’altra il grande amore, l’unico, lo saranno per sempre. Vito però era anche un marito geloso, violento, capace di picchiarla per un sorriso al tabaccaio, per un vestito troppo corto. “Può mai davvero finire un amore così? anche così tremendo, anche così triste.” A due anni dal divorzio, la famiglia per una sera è di nuovo unita: Vito, Carla, Mara e i due figli più grandi, Nicola e Rosa. I regali, la torta, lo spumante: la festa va sorprendentemente liscia. Ma, nelle ore successive, di Vito si perdono le tracce. Carla e i ragazzi lo cercano disperatamente; e non sono gli unici, perché Vito da anni ha un’altra donna e un’altra quasi figlia, una famiglia clandestina che da sempre relega in secondo piano. Ma ha anche dei colleghi che lo stimano e, soprattutto, una sorella e un padre potenti, giù a Massafra, in Puglia, i cui amici si mobilitano per scoprire la verità a modo loro. Sarà però la polizia a trovarla, una verità. E alla giustizia verrà affidato il compito di accertarla. Ma in questi casi può davvero esistere una sola, chiara, univoca verità? Antonella Lattanzi, voce unica nel panorama letterario contemporaneo, costruisce un meccanismo narrativo miracoloso – un giallo, un noir, una storia d’amore – popolato di creature splendidamente ambigue. Attraverso una macchina linguistica prodigiosa e un ritmo incalzante e cinematografico, percorre in funambolico equilibrio il crinale che separa bene e male, colpa e giustizia, amore e violenza. E rivela, uno dopo l’altro, i segreti che ruotano attorno ai suoi personaggi, fino a far luce su quello che è successo davvero la notte in cui Vito è scomparso.

“Vita di Nullo” di Diego Marani: Il palcoscenico è un bar che ha la sacralità di una chiesa e un sacerdote indiscusso, Nullo, che regna su un popolo di rivoluzionari, come Belaghega l’inventore di parole, Patecia il collezionista di tristezze e Scandul, barrelliere per mestiere e pescatore per vocazione. Da quando Nullo è sparito nessuno più sorride al bar, perché lui era l’anima dell’intero paese. Sovrappeso e sognatore fin da bambino, vittima sacrificale dei coetanei eppure insostituibile animatore di ogni serata, Nullo è uno di quei lucidi folli che fioriscono nella provincia italiana. Ha idee strampalate, geniali, è lo zimbello del gruppo ma riempie la vita di tutti. È vittima e carnefice dei larghi vuoti della pianura padana. Ora Nullo ha finalmente l’occasione della vita per uscire dalla provincia e conquistare la platea del mondo. Lascerà la sua opera incompiuta?

“L’americano” di Massimiliano Virgilio: Confinato nel nulla della campagna bene- ventana, un uomo trascina un corpo vicino alla riva di un fiume. È un prigioniero della camorra, guardiano di un cimitero invisibile in cui seppellisce cadaveri di sconosciuti che hanno pagato con la vita la loro disobbedienza. Fino a quando, un giorno, riconosce gli occhi di un malcapitato, che per la prima volta gli viene portato vivo. Mentre scava in quel deserto per preparargli la fossa, le sue ultime parole – «Raccontaglielo, sopravvivi e raccontaglielo» – non gli danno tregua e con loro affiorano i ricordi sfocati di un tempo che gli sembra lontanissimo. In una strada di Napoli, uno scugnizzo calcia un pallone con la ferocia di un cane da combattimento. Un altro ragazzino lo fissa affascinato. Basta un attimo per far divampare l’amicizia. Ma i mondi da cui provengo- no sono troppo distanti per unirli davvero. Leo, “l’americano” – se non hai un sopranno- me, nel quartiere non sei nessuno – è figlio di un camorrista; il padre di Marcello, invece, è un impiegato al Banco di Napoli, che fa di tutto per allontanarli. Così le loro strade si separano, ma quel legame è talmente in- dissolubile che il passato torna a presentare il conto dopo anni. Massimiliano Virgilio disegna un ritratto impetuoso dell’ultimo trentennio italiano, in cui la violenza e le passioni si scontrano con il desiderio più intimo di trovare il proprio posto in un mondo che non si è scelto. Questo è un libro inaspettato, il romanzo rivelatore di cosa significhi sentirsi smarriti. Ma è anche la grande storia di chi si ritrova.

NARRATIVA STRANIERA

“Il vampiro in pigiama” di Mathias Malzieu: La scoperta di avere una grave malattia del sangue sconvolge la vita di Mathias Malzieu. Un anno intero in bilico fra la vita e la morte è raccontato in un intenso diario in cui l’autore segue le tappe di questa esperienza, che lo porta a subire un trapianto. Con la stessa leggerezza e ironia di Jack e Tom Cloudman, gli eroi dei suoi romanzi precedenti, l’autore narra in prima persona le cure mediche ricevute, le degenze negli ospedali, gli incontri di grande impatto emotivo in quei luoghi freddi e asettici, ma soprattutto mette a nudo i sentimenti provati, dal dolore fisico alla rabbiosa gioia di vivere, dall’amore per i cari e per l’adorabile Rosy al piacere di assaporare le piccole cose quotidiane: il sole, il vento, una Coca-Cola ghiacciata, la visione di un film, il gusto di un bacio. Il desiderio di creare, di fare musica, di promuovere la sua pellicola “Jack e la meccanica del cuore”, che uscirà a ridosso della diagnosi, terranno accesa la straordinaria vitalità di questo eterno bambino, che non rinuncia alle sue galoppate in skateboard né ai suoi sogni. Stoico e coraggioso come un cavaliere Jedi, affronterà questa battaglia, rinascendo per una seconda volta, grazie al sangue di un cordone ombelicale.

“Nel guscio” di Ian McEwan: Una donna, Trudy, suo marito John Cairncross, editore e poeta, e l’amante di lei, Claude, agente immobiliare senza troppi scrupoli. Un triangolo destinato a concludersi nel sangue quando Trudy e Claude decidono di uccidere John, per impadronirsi della sua prestigiosa e decadente casa di famiglia. L’unico testimone del loro crimine è il narratore della storia, il bambino che Trudy sta per mettere al mondo; che non può vedere eppure è in grado di sentire ogni cosa. Attraverso le sue sensazioni, le sue ipotesi e i suoi dubbi scopriamo che Claude è il fratello di John; comprendiamo i dettagli del delitto e soprattutto i passi falsi dei due complici. Perché anche il crimine che sembra perfetto rivela qualche crepa. E sarà proprio quel testimone improbabile che, come un detective o un novello Amleto, si farà giustizia facendo emergere il dettaglio che incastra gli assassini.

“Propizio è avere ove recarsi” di Emmanuil Carrere: «Propizio è avere ove recarsi» è una delle risposte che dà “I Ching” a chi lo interroga. E così, più di una volta nella sua vita, Emmanuel Carrère è partito per recarsi in qualche luogo. Si è lanciato sulle tracce di Dracula in Romania dopo la caduta di Ceausescu; ha trascorso quattro giorni a Davos durante un Forum economico; è andato negli Stati Uniti a cercare il fantomatico Dice Man (l’uomo che sosteneva di aver preso tutte le decisioni della sua vita lanciando i dadi). In questo volume ha riunito gli articoli che ne ha tratto – ma non solo: ci sono resoconti di processi clamorosi, cronache erotiche, un incontro con Catherine Deneuve, la vita di Alan Turing, prefazioni a libri molto amati, progetti di film.

“Stella bianca, acciaio rovente” di Karan Mahajan: Nakul e Tushar sono solo due ragazzini, eppure si trovano a loro agio nell’affollatissimo mercato di Lajpat Nagar, a New Delhi. Ci sono abituati: devono fare una semplice commissione per il padre e tornare a casa. Ma non ci arriveranno mai. Una luce bianca li ferma, un’esplosione li uccide sul colpo. Una bomba. Una “piccola” bomba, ma sufficiente per far deragliare i destini di molte persone. I genitori dei due ragazzi, sconvolti dal lutto; il loro coetaneo Mansoor, che dall’attentato si è salvato per un soffio; il terrorista Shockie, attivista per l’indipendenza del Kashmir, che alla sua causa ha sacrificato tutto. Con la capacità d’introspezione e la genialità narrativa di un grande scrittore, Karan Mahajan intreccia le loro storie facendoci vivere dall’interno le loro contraddizioni, in un romanzo di ampio respiro che non esita a esaminare il fascino degli estremismi.

NARRATIVA ROSA

“Finalmente noi” di Tijan: Samantha ha diciassette anni e pensa di avere una vita perfetta. Brava a scuola, un fidanzato innamorato, delle amiche fedeli. Ma quando un giorno rientra in casa, sua madre, con gli occhi bassi, le confessa di aver lasciato suo padre per un altro uomo: lei e Samantha si trasferiranno a casa sua. Ma il peggio deve ancora venire, perché Sam sarà obbligata a vivere con le persone che odia di più al mondo: Mason e Logan Kade, i figli del nuovo compagno della madre. Li conosce di fama, ma lei non ci ha mai voluto avere nulla a che fare. Campioni di football, attaccabrighe, ribelli, con una ragazza diversa ogni giorno. I classici cattivi ragazzi da cui stare lontani. I più temuti del liceo. I primi giorni in casa, Sam decide di evitarli. Anche se si sente sempre più sola ora che il suo fidanzato l’ha tradita con la sua migliore amica e il suo mondo crolla pezzo dopo pezzo. Anche se avverte sempre su di sé gli occhi magnetici di Mason. Prova a resistere, ma giorno dopo giorno è più difficile. Perché sotto il suo sguardo si sente come non si è mai sentita, come nessuno l’ha mai fatta sentire. Mason è l’unico che la sa capire, che conosce la strada per il suo cuore. Ma la loro è una storia che sembra impossibile: le loro famiglie si oppongono, e a scuola hanno tutti contro. Finché un segreto terribile non cambierà completamente i loro destini.

“L’albergo sulla baia di Mulberry” di Melissa Hill: Elle Harte è una giovane architetta di successo, vive a Londra, e ormai da tempo ha lasciato l’Irlanda e il paese dove è nata, Mulberry Bay. Sua sorella minore Penny, invece, non ha mai abbandonato quel piccolo, idilliaco villaggio a picco sul mare, dove tutti si conoscono e il cui cuore pulsante è da decenni il Bay Hotel, lo storico albergo gestito proprio dalla loro famiglia, le cui sale hanno ospitato un’infinità di feste ed eventi. Quando però Anna, la loro gentile e infaticabile madre, muore, tutto è destinato a cambiare. Elle torna a casa e ad aspettarla trova i luoghi e gli affetti di una vita, un amore interrotto, ma anche spiazzanti sorprese e impreviste rivelazioni. L’antico hotel è in decadenza e non se la passa affatto bene e, senza Anna a occuparsi di tutto, loro padre Ned sembra perso nei ricordi scanditi dalle canzoni dei suoi amati Beatles. Elle dovrà allora affrontare spettri e delusioni del passato per ricomporre i pezzi del presente e tentare di salvare le sorti del Bay Hotel. Ma da dove incominciare? Come restituire la magia di un tempo a quell’albergo in rovina? Quali compromessi Elle sarà disposta a fare per il bene della sua famiglia e di tutta Mulberry Bay? Sullo sfondo del burrascoso mare di Irlanda e con le suggestioni dei Beatles, Melissa Hill ci regala un’imprevedibile storia d’amore, amicizia e speranza.

“Ritorno da te” di Jennifer Armentrout: Ivy Morgan pensava di avere tutto sotto controllo, di aver eretto una barriera impenetrabile tra sé e il resto del mondo. Ma le sue difese sono crollate nel momento in cui ha incontrato Ren Owens. Coi suoi profondi occhi verdi e il sorriso da sbruffone, Ren ha fatto breccia nel cuore di Ivy, conquistandosi la sua fiducia. Anche perché, con lui, Ivy può finalmente condividere ogni aspetto della sua vita: Ren infatti è membro dello stesso, antichissimo Ordine di cui fa parte lei, perciò capisce bene cosa voglia dire passare le giornate fingendo di essere una ragazza come tante e le notti a combattere contro il Male che si cela tra le strade di New Orleans. Però tutto cambia quando Ivy scopre un segreto sulle origini della sua famiglia, un segreto che non può rivelare a nessuno, neppure a Ren. Perché, se lui ne venisse a conoscenza, dovrebbe ucciderla. Ben presto, quindi, Ivy sarà costretta a fare una dolorosa scelta: mentire all’uomo che ama e mettere in pericolo tutto ciò per cui hanno lottato insieme, o sacrificare se stessa per la salvezza del mondo intero…

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