La Rosa Bianca (=Die Weiße Rose) fu un movimento studentesco di matrice cattolica fondato da cinque studenti universitari: i fratelli Hans e Sophie Scholl, Christoph Probst, Alexander Schmorell e Willi Graf a cui si unì il docente di filosofia Kurt Huber.
Il gruppo fu attivo a Monaco di Baviera tra il 1942 e il 1943 e in un anno di attività distribuì nelle città bavaresi ed austriache sei volantini nei quali invitava i tedeschi ad un resistenza non violenta alla dittatura hitleriana; i membri della Rosa Bianca credevano infatti che i Länder meridionali, essendo di maggioranza cattolica, fossero più ricettivi nei confronti del loro messaggio non violento.
Il sogno della Rosa Bianca era quello di assistere alla nascita di un’Europa federale fondata sui pilastri della morale cattolica, un’Europa dove non vi fosse posto per atti di ingiustizia ed intolleranza e che rifiutasse categoricamente la violenza del regime nazista.
Appellandosi a quella che definivano l’intellighenzia tedesca, la Rosa Bianca citava nei suoi volantini Lao Tzu, Aristotele, la Bibbia e Novalis e così, attraverso queste parole, diffondeva negli atenei tedeschi il suo sogno di pace.
Dopo un periodo di inattività, la Rosa Bianca distribuì, nel luglio 1942, gli ultimi due volantini e dipinse sui muri e sulla cancellata dell’università di Monaco slogan anti-nazisti. Era il chiaro segno di una più chiara e vigorosa presa di posizione contro Hitler e contro una guerra insensata che stava mandando a morte migliaia di tedeschi.
Ad ulteriore conferma di tali prese di posizione, nelle intestazioni dei volantini apparve la scritta “il movimento di resistenza in Germania”; tali provocanti parole stuzzicarono il gauleiter della Baviera , Paul Giesler, che decise, dopo aver letto i volantini del gruppo, di affrontare i “ribelli” nella loro tana.
Nelle prime settimane del febbraio 1943 il gauleiter tenne, presso l’università di Monaco, un discorso volutamente volgare e provocante nel quale esortava gli studenti a combattere anziché “perdere tempo sui libri”, e chiedeva alle studentesse di “rendersi utili […] regalando un figlio all’anno al Terzo Reich”.
In seguito all’intervento di Giesler, seguirono manifestazioni di protesta da parte degli studenti oltraggiati.
Poteva forse la Rosa Bianca rimanere muta davanti all’ennesimo scempio compiuto dai nazisti?
No, e la risposta arrivò il 18 febbraio del ’43 quando Sophie Scholl decise di affacciarsi sull’atrio dell’ateneo di Monaco per lanciare, sugli studenti sottostanti, l’ultimo volantino della Rosa Bianca.
Questa coraggiosa decisione le costò tuttavia cara in quanto un inserviente dell’università, membro zelante del partito dell’NSDAP , la riconobbe e la denunciò alla Gestapo.
Il giorno stesso i fratelli Scholl vennero arrestati insieme al loro compagno Christoph Probst.
Gli altri membri vennero subito fermati e il gruppo, assieme a tutti quelli a loro associati, venne sottoposto ad un interrogatorio da parte della Gestapo.
Fin dall’inizio gli Scholl si assunsero la piena responsabilità degli scritti sperando, invano, di scagionare i membri del gruppo ancora in libertà e di salvare la vita di molti studenti universitari che nutrivano simpatie per l’associazione; i funzionari della Gestapo che li interrogarono rimasero stupiti per il coraggio e la determinazione dei due giovani.
Il 22 febbraio 1943 i fratelli Scholl e Probst si presentarono davanti al Volksgerichtshof presieduto da Roland Freisler.
Il processo fu, come molti altri imbastiti dal giudice Freisler, un processo-farsa dalla sentenza già decisa. Durante la seduta i fratelli Scholl non cercarono in alcun modo di difendersi e rivendicarono con fermezza il loro diritto ad esprimere il loro dissenso verso un regime costruito sulla violenza, la barbara legge del più forte e l’intolleranza di motivazione religiosa.
Al termine del dibattito, durato cinque ore, gli imputati vennero ritenuti colpevoli e condannati a morte per decapitazione. Nel verbale quali motivazioni di tale sentenza venne scritto:
“Gli accusati hanno, in tempo di guerra e per mezzo di volantini, incitato al sabotaggio dello sforzo bellico e degli armamenti, e al rovesciamento dello stile di vita nazionalsocialista del nostro popolo, hanno propagandato idee disfattiste e hanno diffamato il Führer in modo assai volgare, prestando così aiuto al nemico del Reich e indebolendo la sicurezza armata della nazione. Per questi motivi essi devono essere puniti con la morte.”
Prima di morire Christoph Probst, che si era gradualmente avvicinato alla fede cattolica, chiese di vedere un sacerdote per poter ricevere il sacramento del battesimo.
Gli altri membri del gruppo, processati il 19 aprile 1943, furono ritenuti colpevoli e giustiziati nei mesi successivi.
In seguito alla caduta del regime, la Rosa Bianca divenne una rappresentazione della forma più pura di opposizione, senza interesse per il potere personale o l’autocelebrazione.
La piazza sulla quale si affaccia l’Università Ludwig-Maximilian di Monaco è stata battezzata “Geschwister-Scholl-Platz” (piazza fratelli Scholl) in onore di Hans e Sophie.
*Jo
Rispondi