Great (Wo)men #7: ALCEO

Un po’ in ritardo, e per questo mi scuso infinitamente, a eccovi la nuova puntata di Grat (Wo)men, in collaborazione con  La Storica.

Questa volta tratteremo per voi di un famosissimo poeta dell’antichità greca che con le sue poesie politiche, erotiche e conviviali ha decisamente segnato la storia: Alceo.

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Fin da giovane, questo poeta fu coinvolto nella politica di Mitilene. Fu esiliato addiritutta due volte: la prima dal tiranno Mirsilio dopo che quest’ultimo aveva scoperto che Alceo, i suoi fratelli ed altri cittadini avevano ordino una congiura per ucciderlo; la seconda da Pittaco, amico e compagno durante numerose battaglie che aveva finito per diventare molto simile al tiranno che aveva contribuito a spodestare.
Alla morte di Mirsilio leggiamo una delle più celebri poesie politiche di Alceo in cui il poeta invita tutti a festeggiare ubriacandosi:

«Era ora! Bisogna prendere la sbornia. Si beva a viva forza: è morto Mìrsilo».

Se ci sembra violento nei confronti di un uomo che ha sempre odiato, non potrà stupirci il fatto che lo diventi ancora di più nel momento in cui si sente tradito dall’ex compagno d’armi trasformatosi a sua volta in un tiranno: le parole che Alceo serba per Pittaco sono aspre, violente, derisorie e sarcastiche. Ne sottolinea le deformazioni fisiche e soprattutto non perde mai l’occasione per accentuare il fatto che l’uomo ha tradito la promessa che i due si erano fatti molti anni prima: quella di uccidere i tiranni o essere uccidi da loro.
Come si può capire, Alceo era un uomo molto focoso e dedito alla patria, la sua produzione e infatti per la maggior parte di questo tipo, tuttavia sono stati rinvnuti frammenti di poesie più leggere  e di diversi Inni.

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In Età Alessandrina, i grammatici Aristofane di Bisanzio e Aristarco di Samotracia sistemarono in raccolte queste liriche e i pochi versi non riconducibili ad opere maggiori, ottenendo dieci libri divisi per argomento.
In questa raccolta vi erano poesie politiche, di cui abbiamo parlato sopra; diveri Inni a divinità; i Peana che erano liriche dedicate ad Apollo; I Canti Conviviali che raccontano delle feste, del vino e dell’attività di un particolare circolo aristocratico chiamato Eterìa; e quelle erotiche in cui sono contenute poesie dedicate sia a fanciulle sia a fanciulli.

E’ interessante soffermarsi sul linguaggo utilizzato da Alceo: non si tratta affatto di un linguaggio poetico, è un dialetto che era sicuramente molto più simile alla lingua parlata del tempo rispetto che alla lingua letteraria e artistica. Si ritrovano anche parole “brutte”, insomma parolacce, ed è quasi sempre del tutto assente il linguaggio omerico.

*Volpe

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