Eccoci tornati con il terzo episodio della serie Great (Wo)men in collaborazione con il canale YouTube La Storica.
Sicuramente tutti voi avrete, almeno una volta nella vita, letto o sentito raccontare il mito di Teseo e il Minotauro.
In questo stesso mito avrete avuto il vostro primo incontro con il leggendario re cretese Minosse.
Minosse, il cui nome deriverebbe dal greco minos ossia “Re”, era figlio di Zeus e di Europa adottato da Arestione che fu re di Creta prima di lui.
Si narra che per dimostrare che la successione al trono spettasse proprio a lui, Minosse fece costruire un grande tempio a Poseidone sul mare e invocò il dio affinchè facesse uscire dal mare un toro che poi sarebbe stato sacrificato in suo onore. Ebbene, Poseidone acconsetì, ma il toro che fece uscire dal mare fu talmente bello che Minosse non volle sacrificarlo.
Dovete sapere che gli dei dell’Olimpo erano estremamente irascibili e vendicativi, pertanto Poseidone fece innamorare la moglie di Minosse del toro e da quella strana unione nacque il temibile minotauro.
Se questa prima parte di leggenda è meno conosciuta, quella che segue è sicuramente più famosa.
Spaventato dalla ferocia del figliastro, il re incaricò Dedalo, famoso architetto e padre dello sfortunatissimo Icaro, di costruire un labirinto da cui la bestia non sarebbe mai potuta uscire.
Il regno di Minosse fu caratterizzato da diversi scontri e pare che il re fosse tanto abile da ruiscire a porre il suo giogo attorno al capo di molte popolazioni tra le quali annoveriamo anche quella di Atene.
Dall’anno della conquista in poi, pare che gli ateniesi dovessero offrire ogni anno come tributo 7 fanciulli e 7 fanciulle che sarebbero poi stati dati in pasto al minotauro all’interno del labirinto.
Questi sacrifici cessarono solo con Teseo che con l’aiuto della figlia di Minosse, Arianna, riuscì a uccidere il mostruoso figlio del re. Non è difficile immaginare che questa parte di mito abbia ispirato Susanne Collins, autrice della saga Hunger Games, che nei suoi famosissimi romanzi descrive come i distretti di Panem debbano offrire in trubuto 12 fanciulle e 12 fanciulli per partecipare a dei giochi mortali. I numeri sono un po’ diversi e la storia sicuramente dissimile, ma la sostanza resta quella del vecchio mito greco.
Come sappiamo bene, dietro ogni mito c’è un fondo di verità: la storia di Minosse, il Minotauro e Teseo non è altro che la descrizione del periodo in cui Creta aveva supremazia sul mare Egeo e della ribellione dei popoli greci unita allo scardinamento della società minoica che portava con sé l’usanza dei sacrifici umani.
Magari meno conosciuta è la presenza di Minosse nell’inferno dantesco.
Nonostante la spinosa questione del labirinto, Minosse fu ritenuto un re giusto e saggio e, proprio per quest motivo, Dante Alighieri lo mette a guardia dell’entrata del II cerchio infernale in qualità di giudice delle anime dei dannati.
Si sarebbe probabilmente trovato davanti al primo cerchio, se non fosse che si tratta del limbo e che quelle anime non hanno peccati da confessare ma si trovano in quel luogo solo perchè non hanno potuto assistere alla venuta di Cristo.
« Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia:
essamina le colpe ne l’intrata;
giudica e manda secondo ch’avvinghia.Dico che quando l’anima mal nata
li vien dinanzi, tutta si confessa;
e quel conoscitor de le peccatavede qual loco d’inferno è da essa;
cignesi con la coda tante volte
quantunque gradi vuol che giù sia messa. »(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, V,4-12)
Il compito di Minosse, nell’inferno descritto da Dante, è ascltare i peccati delle anime in fila di fronte a lui ed emettere una sentenza. E’ lui a scegliere in quale cerchio i dannati saranno puniti per l’eternità e per dare voce alla propria volontà arrotola attorno alle proprie gambe la coda di serpente tante volte quanto il numero del cerchio nel quale i peccatori finiranno.
Che Minosse sia esistito o meno è totalmente ininfluente: l’importanza storica del re cretese deriva dal fatto che il suo mito è stato in grado di influenzare sia autori antichi sia autori contemporanei in egual misura e, soprattutto, il fatto che abbia portato fino a noi la descrizione di un’epoca storica, ossia quella della dominazone cretese su atene, che non avremmo potuto conoscere facilmente in altro modo.
*Volpe
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