
Casa editrice: Piemme
Anno: 2014.
. : SINOSSI : .
Quando hai quattordici anni, il tuo cuore è un luogo oscuro, un labirinto di sentimenti che non sai decifrare. Timida, goffa e sognatrice, June è a disagio tra i coetanei. Preferisce rifugiarsi nel bosco dietro la scuola, con ampie gonne e strambi stivali, fingendo di essere stata catapultata a New York dal Medioevo, l’epoca in cui sarebbe potuta diventare un falconiere. Sarebbe bello riuscire a richiamare a sé, proprio come creature alate, le persone che non ci sono più. Come lo zio Finn: grande pittore e migliore amico di June, l’unico in grado di capirla, strappato troppo presto alla vita da una malattia di cui in famiglia è proibito parlare. Un giorno, June riceve un pacco misterioso. All’interno c’è la teiera preferita di Finn, accompagnata da una lettera firmata da un certo Toby: l’uomo che nessuno, al funerale dello zio, ha osato avvicinare. E che ora chiede proprio a lei di incontrarlo in segreto. June dovrà fare i conti con la paura e la gelosia prima di accettare il fatto di non essere stata l’unica persona speciale nella vita dello zio. E prima di aprirsi a un’amicizia che potrebbe aiutare sia lei che Toby a colmare quel grande vuoto. Dopotutto, era quello che avrebbe voluto Finn: fare incontrare le persone che più aveva amato, unirle come in un’unica cornice affinché si prendessero cura l’una dell’altra. Ecco il suo ultimo desiderio, ecco il suo più grande capolavoro.
E’ un romanzo che parla di malattia, di rancori che dormono come piante di un sottobosco, di viaggi nel tempo e di quell’amore di cui è proibito parlare ad alta voce, ma che deve essere raccontato a bassa voce come un segreto.
Erano anni che non piangevo sulle pagine di un libro e sono contenta di aver trovato un romanzo che mi abbia fatto vibrare fin dentro alle ossa, coinvolgendomi visceralmente e dandomi un motivo per piangere, anche in pubblico, senza provare vergogna.
Come ho già detto è un romanzo che parla di malattia, la piaga dell’AIDS che come un parassita corrode fino a stroncare la propria vittima, di vergogne e rancori che come spettri si aggirano tra i vivi e come lupi fanno sentire in lontananza la loro presenza e di un amore che racconta con delicatezza e sensibilità le vicende amorose di una coppia omosessuale marchiata dalla società e dalla malattia.
Nessuna propaganda né lamentosa apologia dell’omosessualità, nessun monologo che trasuda di vittimismo.
“Finché morte non ci divida” non è una clausola nel contratto matrimoniale, ma la promessa di fedeltà che qualsiasi coppia di amanti si scambia quando due vite si fondono in una.
Un libro che merita di essere letto, sottolineato e diffuso; un romanzo che consiglio vivamente e che avrei voluto aver letto molto prima di adesso.
Una storia che parla a lettori di qualsiasi orientamento e che ci racconta l’amore fedele fino alla fine ed anche oltre.