“Ecco il mio segreto. È molto semplice: si vede solo con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.”
E’ forse la frase più famosa de “Il Piccolo Principe”, quella che chiunque, pur non avendo letto il libro, saprebbe attribuire al piccolo immenso capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry.
Un libro semplice, una favola moderna che sparpaglia, come stelle o asteroidi, grandi insegnamenti e piccoli consigli per diventare un “buon adulto”.
Leggendo la biografia di Antoine de Saint-Exupéry, si ha un po’ la sensazione di aver incrociato la strada di un eterno bambino, di un sognatore mai completamente guarito dalla sindrome di Peter-Pan che ha tra i suoi maggior rimpianti quello di “essere diventato grande“. Fa sorridere questo rammarico quando, fin da bambini, ciò ripetiamo con più convinzione è “quando sarò grande…“, eppure, guardando le foto o i filmini della nostra infanzia, prende sempre a tutti un po’ di nostalgia e chissà cosa daremmo per poter ancora stringere il peluche con cui dormivamo o immaginare che il divano del soggiorno fosse ora una barca, ora un’astronave o la carrozza di un treno che andava dove solo noi lo sapevamo. Ma, forse, non è troppo tardi e esiste ancora una via di fuga dal mondo grigio e triste degli adulti, dai numeri e dai calcoli che pretendono di quantificare e rendere visibile anche ciò che non può essere né calcolato né visto.
Quello del Piccolo Principe non è solamente un viaggio, ma ha tutti i connotati di un pellegrinaggio: un’esperienza in cui fatica fisica e spirituale si intrecciano e da cui si ritorna arricchiti, più saggi e sicuramente cambiati. Ovviamente noi, poveri lettori sognatori, non abbiamo il lusso di poter viaggiare di pianeta in pianeta per conoscerne gli abitanti e carpirne i segreti, ma possiamo ugualmente seguire, ancora una volta, il Piccolo Principe e, facendo della sua avventura la nostra avventura, riscoprire tra le pagine di questa favola moderna alcuni insegnamenti validi tanto per noi “grandi” quanto per i più piccoli. Ecco quelle che possono essere considerate le lezioni più importanti nascoste tra le pagine de “Il Piccolo Principe”.
1. Dobbiamo entrare nuovamente in contatto con il nostro bambino interiore.
“Ma chiunque, fosse uomo o donna, mi rispondeva “È un cappello”. Allora non parlavo di boa, di foreste primitive, di stelle. Mi abbassavo al suo livello. Gli parlavo di bridge, di golf, di politica e di cravatte. E lui era tutto soddisfatto di aver incontrato un uomo tanto sensibile” – Il narratore.
Probabilmente ciò che ha maggiormente caratterizzato la nostra infanzia è stata la fantasia che allenava la nostra creatività. Non importava che fosse fatto di cuscini e non di mura di legno: i cuscini del divano erano il fortino migliore del mondo, finché quello spazio è diventato troppo angusto per noi. Potevano ripeterci anche mille volte che non era così, ma se il nostro orsacchiotto di peluche era il miglior ammazza draghi del mondo così sarebbe rimasto e finché lo avessimo avuto con noi i mostri sotto il letto e nell’armadio non si sarebbero fatti vedere. Gli occhi di un bambino sono aperti su una realtà diversa dalla nostra, un mondo pieno di insidie, ma anche di bellezza e fantasia in cui tutto può essere qualsiasi cosa e i limiti sono posti solo dalla propria immaginazione. Quando si è bambini sapere non è un’opzione, ma un dovere e ogni giorno è un’avventura, una ricerca.
I creativi, scrittori, poeti, pittori o anche semplici sognatori, sono persone affamate di novità, insaziabili di nuove scoperte, osservatori acuti che hanno il coraggio e la forza per mettere in discussioni le loro opinioni ed allontanarsi dalle loro convinzioni. Inoltre le persone creative sono anche quelle che risolvono al meglio i problemi perché riescono ad osservare la questione da punti di vista differenti.
2. Troppa serietà nuoce alla salute.
“Le amministro. Le conto e le riconto. È difficile, ma io sono un uomo serio” – L’uomo d’affari.
Il nostro stile di vita indaffarato ci ha derubato di ciò che, insieme al pianto, distingue l’uomo dagli altri esseri viventi: ridere. Ridere fa bene alla salute e c’è addirittura chi sostiene che ridere 15 min. al giorno allunghi la vita. Sono inoltre risaputi quali siano i benefici che, a livello chimico, una risata ha su un organismo stressato (tra cui si annovera oltre ad una salute migliore una memoria più infallibile). Nel suo pellegrinaggio spaziale, Il Piccolo Principe incontro un uomo d’affari: un personaggio caratterizzato dalla serietà e dalla puntigliosità, ossessionato dall’idea di dover catalogare, contare, amministrare, possedere le stelle di cui il firmamento è pieno. Tuttavia questo personaggio, che noi non esiteremmo a definire tirchio, è in realtà una persona meschina che non conosce la gioia dell’effimero, la bellezza di guardare le stelle, e il Creato, senza la pena di dover pensare ad un modo per ottenere, guadagnare, arricchirsi.
3. Bisogna ritagliare del tempo per sé.
“Ebbene, ora che fa un giro al minuto, non ho più un secondo di riposo. Accendo e spengo una volta al minuto!” – Il Lampionaio.
Quasi a controbilanciare il serio uomo d’affari, ecco che compare il Lampionaio: un personaggio stravagante che ha un’autentica ossessione per il suo lampione. Ogni minuto è per lui lungo come un giorno e quindi, ogni sessanta secondi, lui spegne e riaccende il suo lampione, per segnare lo scorrere del tempo. E’ un lavoro estenuante! Sette giorni su sette, ventiquattro ore su ventiquattro, senza pause nemmeno per mangiare o dormire. Sembrerebbe un pazzo, un uomo che ha perso il lume della ragione, ma in realtà il Lampionaio è un uomo che, come noi, non sa apprezzare il tempo che gli viene concesso. Perdere anche solo un secondo per seguire il volo di una farfalla o per stupirsi davanti ad un tramonto è per lui pura follia! Sembra quasi che gli Uomini Grigi del romanzo “Momo” di Ende siano riusciti ad arrivare fin su questo piccolo pianeta e abbiano irretito con le loro bugie questo personaggio sempre affaccendato e inquieto. Probabilmente, anche questa volta, ci viene da sorridere leggendo di questo personaggio così bizzarro ed indaffarato con il suo lampione solitario, ma non siamo anche noi dei lampionai sempre preoccupati di riempire fino all’ultimo secondo il tempo che ci viene concesso? C’è sempre qualcosa da fare, un’urgenza a cui rimediare, un impegno che non può essere rimandato. Persino le ferie sono inquadrate in un preciso programma, una tabella di marcia da cui è impensabile ed impossibile deragliare. Anche noi, per la nostra salute ma soprattutto per i nostri cari, dovremmo ritrovare il gusto di perdere tempo. Leggere, stare abbracciati alle persone che amiamo, guardare un film in santa pace o anche solo sdraiarci in un prato a guardare il cielo, senza preoccuparci del latte che sta per scadere o del bucato da stirare: dopotutto se ha aspettato fino ad adesso può aspettare ancora un’ora, no?
4. Lanciarsi verso la novità.
“Non è il geografo che va a fare il conto delle città, dei fiumi, delle montagne, dei mari, degli oceani e dei deserti. Il geografo è troppo importante per andarsene in giro. Non lascia mai il suo ufficio” – Il geografo.
Il “vecchio signore che scriveva degli enormi libri” è un geografo e il Piccolo Principe è elettrizzato all’idea di aver incontrato un esploratore. Immaginatevi che delusione quando scopre che il Geografo non ha mai messo piede fuori dal suo studio e che tutte le sue esplorazioni sono state fatte proprio lì tra i suoi libri. Oggi noi definiremmo questo personaggio un “pantofolaio”: un uomo che, grazie alle nuove tecnologie, riesce a spingere il proprio sguardo oltre le mura di casa fino ad andare a spiare le danze Maori o riti di accoppiamenti degli ara africani. Il Geografo è una cozza, o almeno Verga l’avrebbe sicuramente definito tale, un uomo aggrappato alla sua zona sicura che non corre rischi e resta ben protetto tra le quattro mura della sua “comfort zone”. Eppure è proprio l’incontro con la novità, con il diverso, a trasformare il bambino in adulto e l’adulto in un uomo saggio. Nelle popolazioni tribali lo avrebbero chiamato “rito di iniziazione”, oggi potremmo chiamarlo “sforzo per alzarsi dal divano”, ma la sostanza rimane la stessa: in antichità, come oggi, essere uomini non significa solamente raggiungere una solidità economica e una certa indipendenza (che sono comunque importanti), ma anche avere il coraggio e la forza di lasciare andare le proprie convinzioni, mettersi in gioco ed affrontare anche il rischio di vedere le proprie idee messe in discussione.
5. Non si vede bene che col cuore.
“Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi” – La volpe.
Il Piccolo Principe ama una rosa che è unica perché l’ha scelta e le dedica il suo tempo curandola e proteggendola da ciò che potrebbe farle del male come i parassiti. E’ un amore semplice ed effimero come quello che solo i bambini possono provare, i bambini e i veri amanti. Dietro l’affezione del Piccolo Principe per questo fiore non vi sono ragionamenti né logiche di guadagno, il tempo speso per la rosa è sempre ben speso e se lei sta bene e riesce a fiorire, allora è tanto di guadagnato. Nel suo viaggio il Principe incontra tante altre rose, ma nessuna è come la sua. Non è forse così anche per chi ama con il cuore? Tra mille volti riconosceremo sempre quello della persona amata. Nessuna camminata avrà il ritmo di quella del nostro innamorato e nessun profumo riuscirà mai ad eguagliare il suo.
La logica non trova spazio nella grammatica dell’amore e gli occhi si chiudono mentre ci si bacia e ci si abbraccia. Ecco perché l’essenziale è invisibile agli occhi.
*Jo
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