Il labirinto del lettore

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Sembra il titolo di un romanzo, e forse ci piacerebbe che fosse così, ma la realtà è molto più triste e diversa da quella che ci si aspetterebbe in una storia. Avete presente quando entrate in libreria e iniziando a girare scoprite, dopo essere passati per l’ennesima volta davanti alla copertina dello stesso libro, che vi siete persi?  Sono cresciuta in una realtà semplice, ma fin da bambina sono stata abituata a passare diverso tempo in libreria ed incoraggiata a cercare, tra i titoli e le copertine ben progettate, quali volumi portare a casa e quali no (dopo un’attenta analisi di mia madre che, in quei casi, sfoderava una personalità da inquisitore spagnolo).

Quando ora entro in libreria quello che provo è un senso di smarrimento: copertine ammiccanti, provocanti o dalle tinte pastello, come fossero foto scaricate da Tumblr, mi fissano e, guardandole con più attenzione, mi mostrano storie più o meno uguali, con protagonisti belli e dannati rincorsi dalla timida donzella che riuscirà a domare il loro cuore selvaggio, Romeo e Giulietta che si parlano attraverso i social network e “animalume” vario che, con le sue fusa e il suo scodinzolio, riesce dove terapeuti, psicologi, sociologi e specialisti del mestiere hanno fallito per anni.

Scrivere un libro è un lavoro duro, alla faccia di chi dice il contrario, in cui ci si trova sempre ad oscillare tra l’assurdo e il già letto e mai come adesso, in cui tutto è a portata di click e basta una breve ricerca per leggere le ultime novità letterarie del Giappone piuttosto che del Brasile, essere originali è difficile.

Eppure gli editori non sembrano farsi questo problema e si è visto bene con libri come “Harry Potter”,”Twilight”, “Cinquanta sfumature di Grigio”,”Io&Marley”,… . Una volta uscito il romanzo-ariete le case editrici fanno a gara per accaparrarsi il maggior numero di romanzi sulla falsa riga di quello che è già alla seconda ristampa nel giro di pochi giorni. E l’originalità? A cosa serve essere originali quando la tua storia può riempire le tasche degli editori? Che si parli di maghi, vampiri, cuori infranti, rapporti sessuali estremi, cani e gatti; l’importante è che la storia abbia gli stessi elementi che hanno dato il successo al romanzo-ariete del momento.

L’editoria è un mercato e come tale risponde a regole precise: è una giungla in cui il più grosso mangia il più piccolo e in cui l’autore affermato ha sempre la meglio sull’esordiente sognatore. Nessuno critica la competizione, ma come lettori e scrittori dispiace vedere la nostra passione trattata come una mera fonte di guadagno.

Perché quando si compra un libro, si compra un tassello della nostra anima e della nostra storia e ogni storia è pezzo in più nel dipinto confuso che è la nostra esistenza. Perché quando apriamo un romanzo, ne accarezziamo le pagine e ne respiriamo il profumo, facciamo esattamente ciò che un gatto fa con il proprio padrone: imprimiamo sulla carta i nostri ricordi e il nostro marchio personale che dica “questo libro è mio”. Perché quando scegliamo un racconto, non lo facciamo solo per concederci una tregua, ma inconsciamente vogliamo rispondere alle domande che ci assillano o speriamo di trovare, tra quelle pagine e quei volti, una soluzione ai nostri problemi.

*Jo

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