
Autore: Mauro Corona
Casa editrice: Mondandori
Anno: 2015
. : SINOSSI : .
Un giorno il mondo si sveglia e scopre che sono finiti il petrolio, il carbone e l’energia elettrica. È pieno inverno, soffia un vento ghiacciato e i denti aguzzi del freddo mordono alle caviglie. Gli uomini si guardano l’un l’altro. E ora come faranno? La stagione gelida avanza e non ci sono termosifoni a scaldare, il cibo scarseggia, non c’è nemmeno più luce a illuminare le notti. Le città sono diventate un deserto silenzioso, senza traffico e senza gli schiamazzi e la musica dei locali. Rapidamente gli uomini capiscono che se vogliono arrivare alla fine di quell’inverno di fame e paura, devono guardare indietro, tornare alla sapienza dei nonni che ancora erano in grado di fare le cose con le mani e ascoltavano la natura per cogliere i suoi insegnamenti. Così, mentre un tempo duro e infame si abbatte sul mondo intero e i più deboli iniziano a cadere, quelli che resistono imparano ad accendere fuochi, cacciare gli animali, riconoscere le erbe che nutrono e quelle che guariscono. Resi uguali dalla difficoltà estrema, gli uomini si incammineranno verso la possibilità di un futuro più giusto e pacifico, che arriverà insieme alla tanto attesa primavera. Ma il destino del mondo è incerto, consegnato nelle mani incaute dell’uomo…
. : Il nostro giudizio : .
Prendi un pomeriggio di pioggia e fredda, una cioccolata calda e il capriccio buono di leggere un libro in un giorno.
Prendi uno scrittore cinico, selvatico e senza peli sulla lingua.
Prendi il tempo per spaventarti e riflettere, per guardare con occhi diversi la vita e il mondo storto in cui viviamo.
“La fine del mondo storto” è una visione, una profezia romanzata, un’apocalisse contemporanea in cui i draghi e le bestie sono sostituiti dalla “roba” (come la definisce lo scrittore stesso) di cui gli uomini si sono circondati allontanandosi da quel sapere antico che ha tenuto in vita le generazioni che ci hanno preceduto.
Mauro Corona immagina un mondo senza elettricità, né petrolio o gas; un mondo primitivo con uomini persi senza computer e cellulare e che, per vivere, devono tornare alla terra offesa, violata e sfruttata fino a renderla una madre ostile, ma non troppo, verso i suoi figli.
Il linguaggio è semplice, quasi da diario per certi versi, e non si risparmia in turpiloqui né in giudizi verso le categorie della società contemporanea: dal papa al barbone, dal politico al netturbino; tutti ricevono la loro dose di giudizi e critiche più o meno condivisibili.
Il mio giudizio è 8/10 e lo consiglio caldamente a tutti coloro che hanno a cuore la questione ambientale e si interessano di sociologia.
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